venerdì 18 settembre 2009

"Pro-Memoria"

“Pro-memoria”( Sol n)

Paradisi artificiali in saldo
al megastore dei sogni proibiti,
degli alibi inattaccabili,
delle amnesie auto-indotte.

Arcobaleni monocromatici dipinti
sui muri di città troppo indaffarate,
di pianeti troppo affollati,
di universi troppo inesplorati.

E’ un viaggio nel nocciolo della questione
il divincolarsi di mani,
il corrucciarsi di sguardi
dietro le barbe arruffate
di filosofi e scienziati,
impegnati a sezionare le mosche
e gli argomenti su cui non si trovano d’accordo.

E’ passiva attesa di cambiamento
l’aver perso il telecomando,
la morte di Utopia,
il trionfo di questa follia devastatrice,
il recinto in cui ci hanno sguinzagliato
nella speranza che ci scannassimo.

Occorre ripristinare la rotta,
evitare la deriva
con stratagemmi nuovi ed incompresi
nella penisola di Gerontolandia,
ancora rapita dal fallo di Casanova,
dall’olezzo di Rodolfo Valentino.

Studi teorici intrappolati
in bivani orfani delle pulizie stagionali,
in endecasillabi a briglia e rima sciolta,
in propositi a fondo perduto.

Chiederò il microfono.
Bacchetterò il Messia di turno.
Ritornerò al mio posto.
Non prenderò più la parola.
PROMESSO.

sabato 18 aprile 2009

"Primavera Take-away"

"I'm the Watcher"

Un’ancora mi lega a questa primavera
Sbocciata in camera mia,
la paralisi si impossessa
dei miei arti consenzienti,
mentre un nuovo fervore
si anima e prende vita,
rubando le tinte alla rigogliosa natura.

E il contadino ha la schiena spezzata
E non sorvola sul mancato raccolto,
come farebbe un occhio distratto.

Il muratore sfoggia la maglia della salute
Tatuata sulla pelle,
come il nome della donna amata.

Cavalca i marciapiedi il cantore
Dagli occhi roteanti,
pronti a cogliere tanto un misfatto
quanto un bacio mozzafiato.

Mentre lei si cruccia per i nuovi arrivi
Che non può permettersi,
lui si preoccupa per il contratto in scadenza,
io godo delle sventure altrui,
sprovvedutamente.

mercoledì 26 settembre 2007

palingenesi virtuale




"2013"


Trent'anni e non sentire il peso

di questa muta che è la mia pelle,
e non riesco a espellere.

Le mie pareti si dipingono
del color dell'antracite,

Fuori c'è lo stesso buio
di quel black-out
di cui ci siam resi partecipi.

Traspare solo il cuore,
il più impavido tra gli organi interni,
le vie si son svuotate,
le tasche lo son sempre state.

E Qui, nel Regno di Suburbia
le regole son ora dettate
da una squadra di ombre ammucchiate.

A loro nulla sfugge,
nè atto nè congettura,
non ha scampo per prima
la mia mano.